Il ristorante.... Prima e dopo i figli

Ad arricchire la nostra saga del Prima e Dopo i figli, non può certamente mancare IL RISTORANTE. Ed è sorprendente quanto ci sia da dire su un argomento così futile. Da spettatrice quale ero un tempo, di siparietti familiari piuttosto apocalittici che vedevano come palcoscenici i tavoli dei ristoranti, provavo un profondo senso di disagio davanti a quei genitori agitati e affannati che facevano di tutto per concedersi qualche ora di svago lontani dalle mura domestiche, e soprattutto dai fornelli. In balia, il più delle volte, dei loro bimbi, che di star seduti e composti proprio non ne volevano sapere. Ma loro, ad un certo punto sfoderavano l’arma segreta… il tablet! E così, oltre alle urla dei marmocchi, a far da colonna sonora alle nostre cenette romantica ancora a due, si aggiungevano cartoni animati e musichette che dirgli ripetitive e monotone è fargli un complimento. E ovviamente, io e mio marito ci dicevamo la nostra. “ QUANDO AVREMO UN FIGLIO COL CAVOLO CHE GLI DAREMO QUESTO VIZIO DI GUARDARE LA TV MENTRE SI MANGIA!” oppure “MA TI PARE CHE UN BIMBO PER STAR COMPOSTO A TAVOLA HA BISOGNO DI GUARDARE UN MONITOR ANIMATO?”…. Insomma, da profana completamente ignorante in fattore bimbi, mi stupivo di quanti genitori ricorressero a questi stratagemmi per stare anche solo mezz’ora seduti e mangiare un boccone in un apparente stato di calma. Convinta del fatto che se i loro figli non comprendessero il piacere di star seduti tranquilli al tavolo di un ristorante, fosse soltanto perché nessuno glielo aveva mai veramente insegnato come si deve. Perché diciamocelo…. Siamo tutti bravi a parlare finché non ci troviamo davanti al fatto compiuto. E sia io che mio marito ad un certo punto ci abbiamo sbattuto il naso. E il nostro primo pasto al ristorante a tre è arrivato presto. Devo ammettere però che il primo in assoluto, non è stato poi così tragico. Federico, che per la prima volta mangiava qualcosa di ben più saporito delle pappe che preparo io, si è intrattenuto benissimo tra croste di pane e Mise en place, catturando l’attenzione degli ospiti del ristorante e camerieri, stupiti per la sua calma e simpatia. E ovviamente io e mio marito ci siamo gongolati per bene per questo nostro primo importante traguardo. Niente tablet, niente musichette che mandano fuori di testa, e niente urla. Insomma… “gran bel lavoro”, abbiamo anche pensato ad un certo punto. Ma si sa… “una rondine non fa primavera”, e quello era solo il primo di una serie di pasti consumati fuori casa, con un Federico in costante crescita. E poi è arrivata la pizzata con amici. E anche in quell’occasione tutto è andato liscio come l’olio. Anche perché oltre a noi, i nostri amici si sono dati un bel da fare per intrattenerlo. E pure questa volta, ci siamo risparmiati l’ arma segreta (il tablet), evitando le lingue lunghe di ospiti ficcanaso come eravamo noi un tempo.
Ma poi è arrivata la cena al Giapponese. Io e mio marito non siamo mai stati dei grandi divoratori dei fine settimana in fatto di sport all’aria aperta o gite fuori porta, pur concedendoci di tanto in tanto qualche bel week end lontano da casa. Ma se c’è una cosa alla quale abbiamo rinunciato con fatica, da quando è nato Federico, è stato andare a mangiare fuori tutti o quasi, i fine settimana. E il ristorante Giapponese nel paesetto vicino casa è una delle nostre mete preferite. Un posto molto bello, curato al livello estetico in cui il cibo è davvero buono. Ma è sempre super affollato di giovani modaioli e coppiette in erba che probabilmente hanno visto dei bambini solo nella pubblicità della Pampers. Comunque, in occasione del sabato sera tranquillo, e pensando a quanto fossero andate bene le cene precedenti, ci siamo fatti coraggio e abbiamo prenotato il nostro tavolo al CRU DO di Rubiera. DUE posti più un seggiolone. Federico ha mangiato a casa le sue amate polpettine di ricotta e spinaci e alle 20.00 eravamo pronti, di tutto punto, per andare a “vivere”. E tra biberon dell’acqua, qualche plasmon e due giochini, volete che non mi sia ricordata di prendere la cosa più importante?? I pannolini. Ebbene si… niente cambio per noi! Ma poco importa, mi sono detta, tanto la cena l’ha già “digerita”, figuriamoci se c’è anche il “dopo cena”. Ma come dice la legge di Marfy, tutto quel che può accadere accade, e ovviamente Federico ha regalato il meglio di se dopo neanche 10 minuti dal nostro arrivo. E tra un Maky e un Tiger Rool, l’odorino inebriante ha iniziato a diffondersi nell’ambente, tra la perplessità del cameriere che prendeva le ordinazioni e il nostro evidente imbarazzo. “Ma cosa vuoi che sia?”, ho detto con mio marito. In fin dei conti ha solo un pannolino stracolmo attaccato al sedere mentre le cinture del passeggino lo costringono a star seduto! E infatti le proteste non si sono fatte attendere, tanto che se prima avevamo la vana speranza che nessuno collegasse l’unico marmocchio in sala all’odorino che man mano diventava sempre più prepotente, le sue urla di protesta hanno definitivamente fatto luce su questo fitto “mistero”! Ed io, con una faccia tosta davvero invidiabile continuavo a chiedergli “PERCHE’ PIANGI AMORE?”, mentre lo shekeravo animatamente sperando che, vittima della sua nuance, cadesse in un sonno “riparatore” (almeno per le orecchie). Ma nulla… strillava e protestava, e più lo dondolavo e più urlava! Ed è stato un frammento di lucidità che mio marito ha sfoderato l’arma segreta. Il suo telefono sintonizzato in tempi record sulle famose coccole sonore di youtube. E’ stato “wisky il ragnetto” a farci godere i maky, seguito subito dopo da “mamma gnam gnam” e dai “leocorni” che ci hanno permesso di assaporare i tiger rool! E tutta la nostra indignazione verso quei genitori “sconsiderati” che girano al ristorante con i tablet? E’ finito insieme all’essenza di mio figlio, nel suo bel pannolino in procinto di esplosione! E ancora una volta il nostro piccolo ometto, dal “basso” dei suoi 10 mesi, ci ha dato una bella lezione… MAI PARLARE PRIMA DI PROVARE!!! Parola di Federico!

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